Forse nessun cantautore più di Bob Dylan è ancora in grado di affascinare il pubblico moderno con le sue melodie senza tempo e i testi pieni di riflessioni sul senso della vita. Scopriamo di più sulle opere di questo straordinario musicista statunitense:
Il primissimo album di Dylan, intitolato per l’appunto “Bob Dylan”, esce nel 1962, e contiene canzoni dai ritmi folk e blues. Il giovane era stato notato dal produttore John Hammond mentre suonava durante le registrazioni della cantante Carolyn Hester, ottenendo così il suo primo contratto.
Dopo aver assunto Albert Grossman come manager, Dylan inizia a farsi conoscere attraverso il suo secondo album, “The Freewheelin’ Bob Dylan”, che contiene una tra le sue canzoni più famose: “Blowin’ in the Wind”. Nel frattempo, Dylan diventa attivista per i diritti civili assieme alla cantante Joan Baez, e canta alla Marcia di Washington in cui si tenne il noto discorso “I Have a Dream” di Martin Luther King.
A metà del decennio, Dylan abbandona i temi pacifisti e pubblica l’album “Another Side of Bob Dylan”, ispirato al rock and roll.
Le canzoni di Dylan dei primi anni Settanta, ed in particolare quelle dell’album “Self Portrait”, non sono piaciute un granché alla critica. Anche l’album “Blood on the Tracks”, pubblicato a metà del decennio, ha ricevuto recensioni miste: alcune critiche nei confronti della scarsa qualità della musica, altre estremamente positive. Ad oggi, “Blood on the Tracks” è considerato uno dei migliori album del cantautore, ancor oggi utilizzato e rielaborato dai professionisti dello spettacolo.
Alla fine degli anni Settanta, Dyan pubblica “Street Legal”, album con una qualità del suono piuttosto scarsa per colpa di un problema di mixaggio. Per fortuna, le recenti versioni rimasterizzate non hanno più questo problema, rendendo le canzoni ancora più godibili.
Verso la fine del decennio, inoltre, Dylan si converte al cristianesimo, il che influenza di molto la sua musica. In questi anni, il cantautore pubblica l’album “Slow Train Coming” per esprimere la sua nuova fede. L’album contiene canzoni iconiche come “Gotta Serve Somebody”.
Per Dylan, gli anni Ottanta iniziano con l’album “Saved”, ancora una volta ispirato al gospel cristiano. Seguono “Infidels”, pubblicato nel 1983, e “Down in the Groove”, uscito nel 1988.
In questi anni, i critici si mostrano piuttosto duri con Dylan, criticando la scarsa qualità delle sue registrazioni in studio. Nonostante ciò, il cantautore si guadagna un posto nella Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland, Ohio, nel 1988.
Nel 1989 esce “Oh Mercy”,album con cui Dylan si prende la rivincita sulla critica. Prodotto da Daniel Lanois, l’album è considerato il migliore mai pubblicato dall’artista negli anni Ottanta.
Negli anni, la canzone “Gambling Willie”, uscita nel 1991, è diventata simbolo del connubio tra il mondo del divertimento e quello della musica, tanto da essere stata citata nel famoso libro di Martin Harris su casinò e cultura popolare. Ma non si tratta dell’unico tormentone scritto e cantato da Dylan negli anni Novanta.
Nel 1990, il cantautore statunitense pubblica l’album “Under the Red Sky”, contenente canzoni del calibro di “Wiggle Wiggle” e “Unbelievable”. L’album è dedicato a “Gabby Goo Goo”, un nomignolo affettuoso che Dylan dava alla figlia, che allora aveva quattro anni.
Dopo una pausa di sette anni, in cui il cantautore si era dedicato quasi esclusivamente alle cover di vecchie canzoni folk come “World Gone Wrong”, Dylan pubblica un nuovo album, “Time Out of Mind”. Si dice che l’artista sia stato ispirato a comporre nuove canzoni dall’arrivo della neve nel suo ranch in Minnesota, e che ci siano stati parecchi conflitti con il produttore Daniel Lanois durante le sessioni di registrazione. Nonostante ciò, l’album è stato un enorme successo, ed è entrato persino nella lista dei 500 migliori album musicali compilata dalla rivista Rolling Stone.
Negli anni 2000, dopo aver vinto l’Oscar per la canzone “Things Have Changed”, Dylan pubblica l’album “Love and Theft”, un altro tra i suoi maggiori successi degli ultimi 30 anni. Per il suo primo album dopo l’arrivo del nuovo millennio, Dylan stesso fece da produttore, utilizzando lo pseudonimo “Jack Frost”.
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