Lo Stato Sociale – Niente di speciale
“Niente di speciale è una nota vocale mai spedita. È una canzone che non doveva esistere e non dovevo cantare. È una fuga di notizie del cuore, è un errore di programmazione, è un incidente di percorso. È un cassetto di lettere chiuso con un elastico ed esploso all’improvviso. È un all in senza il coraggio di sedersi al tavolo da poker, è una promessa d’amore eterno chiusa in un ascensore, è una storia di amanti illegali, immorali ma soprattutto indecisi. È un nodo alla gola che diventa un singhiozzo nella sala d’attesa di uno studio legale per miliardari. Niente di speciale avrebbe dovuto continuare ad essere un problema mio, invece di farsi cantare da diecimila persone in un palasport. E lì ho capito che era ormai tardi, che avrebbe fatto un lungo giro per tornare qui senza il peso della sconfitta, con la leggerezza della musica.”
Lodo Guenzi – Lo Stato Sociale
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ARTISTA: Lo Stato Sociale
TITOLO: Niente di Speciale
ETICHETTA: Universal Domestic
EDIZIONI: Sony/ATV Music Publishing Italy
RADIO DATE: 30/06/2017
“Amore, lavoro e altri miti da sfatare”, il nuovo album de Lo Stato Sociale, “la band di cinque ragazzi bolognesi che fanno canzonette”, come si definiscono ironicamente Albi, Bebo, Lodo, Carota e Checco. L’album arriva a due anni di distanza dal loro ultimo successo con “L’Italia peggiore”.
È un disco che viene dopo quasi un anno di lavoro e raccoglie i sentimenti e le parole di quello che il gruppo ha vissuto negli ultimi due anni. Nell’album sono ancora più presenti le voci dei cinque membri della band, con una o più canzoni da protagonisti, e le molte influenze musicali sono sintetizzate nel classico caleidoscopio di generi; dal rock alla dance passando per il pop, che popolano da sempre i dischi de Lo Stato Sociale.
Nel nuovo disco c’è la voglia di dedicare più spazio agli aspetti strettamente musicali. Il titolo racconta i contenuti attraverso due concetti tanto abusati
quanto comuni, la perdita di significato di amore e lavoro, che li rende due miti del contemporaneo, sottolineando con ironia la volontà di riappropriarsene.
“Il disco parla di noi e di quello che ci succede attorno” – racconta la band – “Da quel che accade in un mondo messo alla prova da derive autoritarie e che poco si adattano al bisogno di umanità, all’interpretazione dell’intimità e delle relazioni, che sono specchio e sintesi dei nostri pensieri.”
Come faccio a dirti che non mi piace
Il nome ti tua sorella il tuo freno a motore
Il tuo tenermi nascosto agli occhi del mondo
Quando è il mondo che non sai guardare
E tutti i tuoi consigli servono a poco
Sono bravissimo a sbagliare da solo
Come faccio a tenere lontana questa canzone da chi
Non la deve ascoltare
Se sapesse quanto ho scritto di te
Ti farebbe un contratto il mio editore
Mi porteresti a Sarajevo
Nell’autunno dei 30 anni
E non dovresti più lavorare
E cammino al telefono su un giro di DO
Anche adesso che un po’ ho imparato a suonare
Perché sei come me
Più sei leggera
Meno sei superficiale
Ti ho sognato in un ufficio FS
Cantavi in francese allo sportello reclami
Ti prendevano in giro tutti i miei amici Travestiti da ballerine e da nani
Di che cosa hai paura davvero
Forse che la gatta scappi per le scale
Non sai quanto invidio gli animali
Loro capiscono sempre da chi tornare
Vorrei una domenica pomeriggio
Per ogni lunedì che non ho saputo iniziare
Ma siamo una storia che non si può dire
Non abbiamo niente di speciale
Non fosse che io ho paura di crescere
E tu quella di nuotare
E sai dirmi che mi ami ma solo finché
Non si esce dall’ascensore
Eppure lo senti anche tu
Che abbiamo fatto
Lo stesso errore
Lo sai che chi ci dorme nei letti
Ha la bocca aperta per abboccare
Sai che è facile odiare il terremoto
Il difficile è costruire
Sai che ho provato pena per te
Non scegliere, scegliere di subire
Non è sognare che aiuta a vivere
È vivere che deve aiutarti a sognare
E allora tieniti pure la coperta
Sono bravissimo ad avere freddo da solo
Tieniti il tuo egoismo discreto se non sei capace di averlo alla luce del sole
Tieniti le mie parole
Che hai 35 mq da arredare
Anzi tienimi ancora i capelli, senza te non so più
Respirare
Ti ho sognato in un ufficio FS
Cantavi in francese allo sportello reclami
Ti prendevano in giro tutti i miei amici Travestiti da ballerine e da nani
Di che cosa hai paura davvero
Forse che la gatta scappi per le scale
Non sai quanto invidio gli animali
Loro capiscono sempre da chi tornare
Vorrei una domenica pomeriggio
Per ogni lunedì che non ho saputo iniziare
Ma siamo una storia che non si può dire
Non abbiamo niente di speciale
Non fosse che io ho paura di crescere
E tu quella di nuotare
E sai dirmi che mi ami ma solo finché
Non si esce dall’ascensore
Eppure lo senti anche tu
Che abbiamo fatto
Lo stesso errore
Tienimi le mani
Non annegherai
Tienimi le mani
Non annegherai
Tienimi le mani
Non annegherai
Tienimi le mani
Non annegherai
Tienimi le mani
Non annegherai
Potrà capitarti di bere
Ma non annegherai
Ogni volta che scegli, tu scegli
Il tipo di schiavo che non sarai
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